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Ambiente e dintorni

CENNI STORICI

La regione.

Il Veneto è tra le più ricche regioni d’Italia dal puno di vista Artistico. Interessante e vario il paesaggio che va dalle dolomiti ai caratteristici ambienti delle lagune e delle fonti del Po. Il clima è mite per effetto della vicinanza del mare ma pur sempre continentale nella zona pianeggiante, migliore nelle zone collinari, nelle zone montane è alpino, fresco d’estate e rigido d’inverno. Compreso tra le Alpi dolomitiche e la costa dell’Adriatico, ben delimitata da ovest e sud-ovest dai fiumi Mincio e Po riunisce in se tutte le tipiche forme del paesaggio italiano: la Laguna e il Paesaggio del basso Po che termina nel delta dove acqua e terra si mescolano in un insieme molto suggestivo; tra il Po e l’Adige si apre la pianura veneta vera e propria, ben coltivata e ricchissima di acqua. I fiumi che la solcano sono a lungo corso: quelli che scendono dalle alpi allargandosi in amplissimi letti di ghiaia e gli altri, più brevi ma a portata costante, che scatturiscono dalle grosse sorgenti della cosidetta "linea delle sorgive" (Livenza). La zona collinare e pedemontana del Veneto è molto bella, cosparsi di abitati, ville, parchi e giardini. I Colli Euganei di origine, con tipiche vette coniche, laghetti e sorgenti minerali, raggiungono l’altezza massima di 603 metri. I Monti Berici dai profili più arrotondati e dal paesaggio idilliaco, raggiungono la massima altezza di 444 metri ed ospitano il lago di Fimon; i Colli Asolani rinominati per la bellezza dei panorami e la ricchezza delle ville. A Nord della zona collinare si estende la zona prealpina dove si distinguono i Monti Lessini. L’Altipiano di Asiago che precipita quasi da ogni lato in pareti rocciose; l’Altipiano boscoso del Cansiglio e le vette del Pasubio e del Grappa e quello di S. Croce. Nella zona dolomitica le vallate del Cadore, dell’Agordino e del Comelico. Tra le maggiori curiosità: le gole e gli orridi dell’Agordino, le forre di S. Boldo, ove tra una serie di gallerie elicoidali s’incastona una tra le più interessanti carrozzabili di montagna; le grotte e gli abissi degli altipiani del Consiglio e di Asiago: le grotte di Oliero nel Canale del Brenta; le cave curiose e pittoresche di Costozza presso Vicenza.
La Tradizione, antichissima, è mantenuta e rinnovata con note manifestazioni: a Marostica, la partita a scacchi; giocata con personaggi viventi e la sagra delle ciliege; la sagra degli uccelli a Cisano sul Garda; la festa del Santo a Padova e quella della Madonna al santuario di Monte Berico (Vicenza); la stagione lirica all’Arena di Verona.

Padova. La basilica del Santo.

S. Antonio da Padova nato a Lisbona nel 1195, a soli 15 anni entrò nel Monastero dei Canonici Regolari di S. Agostino nella sua città e successivamente, a S. Croce di Coimbra dove conobbe i frati francescani dei quali volle condividere l’ideale. Ottenuto il consenso, potè prendere parte al Capitolo di S. Francesco in Assisi. Noto per la sua eloquenza fu detto anche "martello degli eretici". Concluse la sua breve ma intensa esistenza a soli 36 anni nel convento dell’Arcella presso Padova. S. Antonio fu detto anche il "Taumaturgo" per i numerosi miracoli compiuti, ai quali si ispirarono Donatello ed altri, con opere che arricchiscono ancora oggi la basilica antoniana. Il santuario, che custodisce le spoglie del Santo,fu eretto sul posto ove preesisteva l’antica chiesa di S. Maria Mater Domini del XII secolo occupata dai primi seguaci di S. Francesco. La costruzione iniziata nel 1232 e portata a termine verso la metà del secolo XIV, è un imponente complesso architettonico di forme gotico-bizzantine con pianta ed ossatura romaniche. L’insieme, di grande originalità, è formato da sette cupole emisferiche, due eleganti campanili ed una cupola centrale tronco-conica. La facciata si compone di quattro grandi arcate sormontate da un loggiato romanico su cui poggia il timpano triangolare con il grande rosone centrale posto fra due bifore. Si accede alla basilica attraverso tre grandi portali bronzei. La pianta è a croce latina con tre navate divise da grandi colonne. L’altare maggiore, opera grandiosa di Donatello, fu rifatto nel 1895 da Camillo Boito che lo ricostituì riunendone i vari elementi andati dispersi per la basilica.
Dell’opera originaria, perfettamente conservati, sono gli splendidi bronzi donatelliani, raffiguranti scene di miracoli compiuti dal Santo. A sinistra dell’altare maggiore è la cappella con l’Arca dove venne trasferito il corpo del Santo nel 1310. Alla Cappella attuale, realizzata nel XVI secolo su disegno di A. Briosco detto il "Riccio", vi lavorano Jacopo Sansovino e numerosi altri artisti veneti. L’altare poggia su di un’arca di marmo verde nella quale è racchiusa la cassa di argento contenente i venerati resti del Santo. Alle pareti nove bassorilievi marmorei raffiguranti i miracoli di S.Antonio. Nella prima cappella, a destra dell’altare maggiore, è la tomba del condottiero Erasmo Gattamelata di B. Bellano della sconda metà del XV secolo. Nella parte absidale sono nove cappelle a raggiera quasi tutte decorate. La quinta cappella detta il "cappellone barocco" racchiude, entro armadi marmorei fastosamente scolpiti, il tesoro consistente in 102 reliquari ed altra oreficeria sacra. Altre opere d’arte sono custodite negli altri corpi di fabbrica annessi alla basilica, il chiostro del Paradiso (secolo XIII) di cui restano nove arcate ogivali e quello del generale contenente stemmi papali e frammenti della basilica; l’oratorio di S. Giorgio decorato con affreschi di A. Altichieri e di Jacopo Avanzo e la scuola del Santo con notevoli opere pittoriche del cinquecento fra le quali fanno spicco soprattutto quelle del Tiziano. La biblioteca Antoniana è ricca di 40.000 volumi, di codici e incunaboli. Di fronte alla basilica è lo stupendo monumento equestre di Erasmo da Narni detto il Gattamelata, opera di Donatello, mirabile per finezza del disegno, le proporzioni ed il movimento.

Altri monumenti ed opere d’arte

Cappella degli Scrovegni oratorio di forme romanico-gotiche fatto erigere da Enrico degli Scrovegni all’inizio del XIV secolo. All’interno affreschi di Giotto raffiguranti episodi della "Storia della redenzione", capolavoro della pittura italiana; nel presbiterio una Madonna e due Angeli, sculture di Giovanni Pisano.

Chiesa degli Eremitani (secolo XIII) romanico-gotica gravemente danneggiata dai bombardamenti e ricostruita custodisce nella cappella Ovetari famose opere di A. Mantegna e Ansuino da Forlì.
Caffè Pedrocchi (1830) edificio stile neo-classico, fu luogo di convegno di intellettuali, professionisti e artisti, specie nel periodo risorgimentale.
Università sconda antichità in Italia, vi insegnarono personaggi storici come G. Gallilei, P. d’Abano e G.B. Morgagni. Di particolare interesse il cortile vecchio, l’aula magna e il teatro anatomico.
Palazzo della Ragione (Piazza delle Erbe secolo XIII/XIV) con un immenso salone, con circa 400 affreschi, in cui si tenevano le riunioni del Parlamento Comunale.
Loggia della Gran Guardia o del Consiglio aristocratico edificio in stile lombardo.
Palazzo del capitano (secolo XVI) al centro della facciata, l’arco dell’Orologio con colonne e sculture di G. M. Falconetto. L’orologio, oltre le ore, segna i giorni, il giro del sole e dello zodiaco, le fasi lunari e il moto dei pianeti.
Edificio del Liviano opera di Giò Ponti ha nell’atrio affreschi di Massimo Campilli e nella "sala dei giganti" monumentali figure dipinte; resti di affreschi del 300 ed un ritratto del Cardinale Zabarella, del Tiziano.
Duomo (secolo IX) fu ricostruito nel XVI secolo su disegno di Michelangelo.
Prato della Valle vastissima piazza ricavata dal prosciugamento di una palude ad opera del Podestà Andrea Memmo (1775) con al centro la cosidetta "Isola Memmia" circondata da un canale ellittico, sul quale prospettano 78 statue ed ai lati eleganti costruzioni.
Basilica di s. Giustina (XVI secolo) tomba dell’Evangelista Luca e pala del Veronese.
Museo Civico sono esposte opere di Giotto, Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Piazzetta, Veronese Longhi e Tiepolo

GASTRONOMIA TIPICA


Gli ingredienti di base della cucina veneta sono ortaggi, pesce, luganeghe (salsicce), riso e polenta. D’uso comune sono la zuppa di trippe e la zuppa di rane; celebre per la sua eccellenza il pollame d’allevvamento.

Tra i piatti più caratteristici: pasta e fagioli, risi e bisi, riso in sbiraglia, risi e luganega, risotto alla becchera, bigoli (spaghetti di farina scura fatti a mano e cucinati in salsa di acciughe e tonno con noci e anatra) gnocchi di patate, baccalà alla vicentina (cotto in latte, olio e cipolla); broeto (pesci vari cucinati con olio, aglio e pomodoro); baccalà mantecato; pesce in saor (fritto e marinato); moleche, granceole, bisato (pesci preparati in vari modi); fegato alla veneta; pastissada de caval (carne di cavallo marinata e cotta a fuoco lento); torresani (piccioni torraioli allo spiedo); cavroman (spezzatino di montone) zucca baruca; fugazza (dolce tradizionale di Pasqua); baicoli (biscotti friabili).

Nella Regione numerosi tipi di vino, alcuni dei quali di gran classe; in particolare nel veronese il classico valpollicella, il bardolino, il valpantena, il soave, il recioto (dolce, frizzante, profumato) senz’altro uno dei migliori vini italiani di fine pasto; nel vicentino il torcolato di Breganze, i vini di Gambellara e dei Berici, i vari cabernet, moscatelli, tocai, il verdiso il friularo, il bianco di Conegliano e il prosecco amabile; eccellente in oltre, in alcune località la produzione di grappa.